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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, III, 69
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originale
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[69] Hoc quamquam video propter depravationem consuetudinis neque more turpe haberi neque aut lege sanciri aut iure civili, tamen naturae lege sanctum est. Societas est enim (quod etsi saepe dictum est, dicendum est tamen saepius), latissime quidem quae pateat, omnium inter omnes, interior eorum, qui eiusdem gentis sint, propior eorum, qui eiusdem civitatis. Itaque maiores aliud ius gentium, aliud ius civile esse voluerunt, quod civile, non idem continuo gentium, quod autem gentium, idem civile esse debet. Sed nos veri iuris germanaeque iustitiae solidam et expressam effigiem nullam tenemus, umbra et imaginibus utimur. Eas ipsas utinam sequeremur! feruntur enim ex optimis naturae et veritatis exemplis.
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traduzione
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69. Sebbene io veda che questo modo d'agire a causa della decadenza dei costumi non ? considerato immorale n? ? proibito dalla legge o dal diritto civile, tuttavia esso ? stato vietato dalla legge di natura. Difatti la societ? pi? ampia (anche se lo abbiamo detto spesso, lo si deve, tuttavia, ripetere ancor pi? spesso) ? quella che unisce tutti gli uomini fra loro, pi? ristretta quella tra uomini della stessa nazione, ancor pi? limitata quella tra uomini della stessa citt?. Perci? gli antichi vollero che il diritto delle genti e quello civile fossero differenti; il diritto civile non s'identifica senz'altro con quello delle genti, ma quello delle genti deve essere anche civile. Noi non possediamo, per?, alcuna immagine concretamente scolpita del vero diritto e della giustizia, sua sorella germana; usufriamo di un'ombra e di una parvenza; volesse il cielo che almeno queste seguissimo! Provengono, infatti, dai migliori esempi della natura e della verit
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